Biopic:
Nato a Jesolo, Venezia, nel 1961, sotto il segno del leone,
Stefano Momentè si esprime con segno e colore praticamente
da sempre. Dapprima con una figurazione marcata che però
abbandona negli ultimi anni, preferendole una
rappresentazione dell’intimo umano,
in una continua sperimentazione di tecniche e materiali
diversi.Giornalista e grafico pubblicitario, curioso di
tutto, Momentè ha collocato quindi la sua ricerca
nell’ambito dell’informale, come proposta di una nuova,
simbolica, materialità, attraverso stratificazioni di
colore di varia consistenza dove tracce, segnie graffiti
rimandano anche alla pittura di gesto. Momentè appartiene
ai gruppi diricerca artistica Materia Prima, Settima Porta e
Colors Inside. Con Materia Prima è stato invitato alla 53.
Biennale di Venezia

Stefano Momentè ha scelto una forma narrativa: il
racconto. Allora, chiunque narri qualcosa attraverso una
forma (dialogo, carta, visione, macchina…) dice, fa
sapere, quindi chiede d’essere visto (letto, pensato,
ascoltato…) e di conseguenza, interpretato. Tutto quello
che facciamo è fatto per sempre, perché non può essere
rifatto. Almeno nel suo senso pieno. Io non posso ritornare
indietro e rifare quanto è accaduto. In questo senso il
destino è mio: perché lo decido, adesso. Invece, l’arte si
concede qualche lusso. L’artista torna e ritorna sulle cose
già dette e già viste, quelle della vita, ed è questo
fare, disfare e rifare che ci affascina. Un tragitto che
può procedere, per esempio, per negazioni ed affermazioni,
percorso che nel caso di Momentè si impone in una via
circolare: nelle sue rappresentazioni (cifrate, simboliche,
mnemoniche…) talvolta si nega qualcosa, altre volte lo si
afferma, ma sempre, si ritorna, circolarmente. Se si
scelgono le parole dell’Oriente, è ripetizione, samsara, e
se invece si preferisce parlare con l’Occidente, è
ricomprensione, sintesi.
[Aldo Trivellato]